Testimonianza su Manuel Alfredo Tito de Morais
Ho conosciuto “Tito” – così lo chiamavamo tutti in Italia – durante l’esilio a Roma. Io facevo parte del “Comitato italiano per l’amnistia e le libertà politiche in Portogallo” e siamo diventati amici. La casa di Via Catania era sempre aperta: la vivacità di Maria Emilia contrastava con la “pacatezza” di Tito, ricordo che anche Pedro, pur essendo un bambino, già parlava di politica.
La collaborazione con Tito è stata indispensabile per smascherare definitivamente l’informatore della PIDE che viveva a Roma e aveva mandato il povero generale Delgado a morire all’agguato di Badajoz.
Nel 1974 la famiglia de Morais si trovava in difficoltà perché il proprietario dell’alloggio di Via Catania aveva chiesto un aumento di affitto che non era in grado di pagare, tutti stavamo mobilitandoci quando … arrivò il 25 aprile e la “Rivoluzione dei garofani”. Ho continuato a vedere Tito, come giornalista, anche dopo il rientro in Portogallo, anzi sono stato ospite una volta nell’alloggio di Rua Magalhaes de Lima. Come politico, Tito è stato determinante nel costruire un partito socialista forte e unito, che ha fatto da baluardo per la democrazia appena ritrovata, attorno a Mario Soares, nell’estate calda, anzi politicamente caldissima, del 1975, contro le derive militar-populiste. Più tardi, nel contribuire a portare il Portogallo in Europa.
Tito è stato anche determinante per far da “ponte” tra le tradizioni del socialismo repubblicano delle generazioni dell’inizio del secolo passato, e il socialismo rinnovato delle nuove generazioni. Per tutti questi motivi, i progressisti dell’intera Europa, della “nostra Europa”, rimangono per sempre grati a Tito de Morais, al suo impegno, alla sua testimonianza di un’intera vita portata avanti con coerenza e fedeltà.
Valerio Ochetto